CERTIFICAZIONI

LEGENDA

Soddisfa i requisiti ambientali

Soddisfa i requisiti sociali

Soddisfa i requisiti economici

L’agricoltura biologica è un metodo agricolo volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali. Ciò significa che tende ad avere un impatto ambientale limitato, in quanto incoraggia a:

– usare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile

– conservare la biodiversità

– conservare gli equilibri ecologici regionali

– migliorare la fertilità del suolo

– mantenere la qualità delle acque.

Inoltre, le norme in materia di agricoltura biologica favoriscono il benessere degli animali e impongono agli agricoltori di soddisfare le specifiche esigenze comportamentali degli animali.

I regolamenti dell’Unione europea sull’agricoltura biologica sono concepiti per fornire una struttura chiara per la produzione di prodotti biologici in tutta l’UE. L’intento è soddisfare la domanda di prodotti biologici affidabili da parte dei consumatori, creando al contempo un mercato equo per i produttori, i distributori e i rivenditori. 

 

(fonte: https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/organic-farming/organics-glance_it)

 

La B Corporation (o B Corp) è una certificazione rilasciata da B Lab, ente no profit statunitense. Lo scopo del movimento globale delle B Corp è fare in modo che la performance ambientale e sociale delle aziende sia misurata in maniera tanto solida quanto i risultati economici. La certificazione B Corp è uno standard riconosciuto da una terza parte che richiede alle aziende di rispettare elevate performance di sostenibilità sociale e ambientale e di rendere trasparente pubblicamente il punteggio ottenuto attraverso il protocollo B Impact Assessment. La certificazione B Corp si applica all’intera azienda, comprende tutte le linee di prodotto o servizio e tutte le aree aziendali. Qualsiasi azienda è potenzialmente ammissibile per la certificazione. Per ottenere e mantenere la certificazione, le aziende devono raggiungere un punteggio minimo su un questionario di analisi delle proprie performance ambientali e sociali e integrare nei documenti statutari il proprio impegno verso gli stakeholder, ad esempio adottando lo status giuridico di Benefit Corporation, in Italia società benefit. Il costo annuale della certificazione di B Lab varia tra i 1000 € ed i 50.000 €. A febbraio 2022 esistono più di 4500 B Corp certificate in 155 settori e 78 paesi diversi. Per ottenere la certificazione l’azienda completa il questionario B Impact Assessment: uno strumento di analisi on-line, gratuito e confidenziale. Le aziende che raggiungono il punteggio minimo di 80 punti su 200 sono sottoposte a verifica tramite un processo di validazione. Per proseguire e ottenere la certificazione le aziende devono produrre la documentazione di supporto. Lo strumento copre tutti gli ambiti dell’azienda e misura gli impatti positivi nelle aree di governance aziendale, risorse umane, comunità, ambiente oltre al prodotto o servizio offerto. Fornisce indicazioni utili sulla performance economica, sociale e ambientale dell’azienda, anche senza avviare il processo di certificazione. L’azienda che attraverso il proprio modello di business riduce problemi ambientali o sociali viene premiata per le aree di impatto di maggior rilievo (governance aziendale, risorse umane, comunità, ambiente). A seconda del settore, della posizione geografica e del numero di dipendenti il questionario on-line regola i coefficienti delle domande per aumentare o diminuire la loro rilevanza. Per esempio, le aziende con più dipendenti avranno un coefficiente più pesante nella categoria risorse umane e aziende del settore manifatturiero avranno un coefficiente più pesante nella categoria ambiente. Lo standard di certificazione B Corp opera in base a principi di indipendenza, completezza, comparabilità, dinamicità e trasparenza. B Lab ha un Consiglio indipendente che può decidere autonomamente, con o senza il supporto di B Lab. (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/B_Corporation_(certificazione)

Il bilancio sociale consiste in un sistema di rendicontazione quantitativa/qualitativa tra l’impresa e l’intera collettività che tende a delineare un quadro completo e trasparente della interdipendenza tra i fattori economici e quelli sociopolitici connessi alle scelte fatte. Esso è uno strumento che rappresenta la certificazione di un profilo etico, il fatto che legittima il ruolo di un soggetto agli occhi della comunità di riferimento, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali; la prova che un soggetto economico persegue il proprio interesse prevalente contribuendo a migliorare la qualità della vita della società in cui è inserito.

Il bilancio sociale o Social Accounting, Social Bilance, Intellectual Capital, ecc. può avere obiettivi diversi anche a seconda di ciò che si vuole comunicare (comunicazione esterna o interna, miglioramento dell’organizzazione, elaborazione di strategie sociali, ecc.).

Lo stesso dovrà descrivere in maniera analitica i costi che sono stati sostenuti dall’impresa e che trovano una giustificazione solo nell’impegno sociale di questa e che non sarebbero altrimenti inerenti alla propria attività. Il fatto qualificante è rappresentato dai vantaggi che tali costi rappresentano per alcune categorie di stakeholder. II bilancio sociale è dunque uno strumento fondamentale per migliorare sia le relazioni sociali che industriali e rafforzare nella collettività la percezione positiva delle azioni dell’azienda socialmente responsabile, accrescere la legittimazione e il consenso della comunità. 

(fonte: https://www.politesi.polimi.it/bitstream/10589/69002/1/2012_10_RIPAMONTI_01.pdf)

È un documento molto esteso rispetto al Bilancio Sociale: non si limita ad analizzare e rendicontare esclusivamente il comportamento socialmente responsabile tenuto dall’azienda, ma allarga l’orizzonte a tutte le dimensioni della sostenibilità.

L’elenco dei 17 Sustainable Development Goals (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), definito dalle Nazioni Unite, ha per primo messo in evidenza il legame di stretta interdipendenza che lega in maniera indissolubile le tre sfere (umana, ambientale e sociale), in origine considerate separate ed autonome l’una l’altra.

Il Bilancio di Sostenibilità è uno strumento completo, che permette all’azienda di monitorare quale impatto generano le azioni attuate su ciascuna area specifica. Permette anche di considerare e valutare con un approccio integrato le interazioni che intercorrono tra le tre dimensioni prese in esame. Inoltre, è un documento di semplice lettura e permette agli stakeholder di ottenere velocemente le informazioni delle quali necessitano per poter valutare l’attività dell’azienda nel suo complesso.

Può essere redatto seguendo gli standard forniti dal Global Reporting Initiative (GRI), secondo cui il Bilancio di Sostenibilità poggia su due principi fondamentali:

• si deve focalizzare su tutti gli aspetti “materiali” della propria attività, cioè quelli che influenzano in maniera rilevante la percezione degli stakeholder (principio di materialità).

• la selezione degli aspetti materiali deve essere compiuta coinvolgendo direttamente gli stakeholder chiave (principio di coinvolgimento).

• La rendicontazione degli aspetti materiali può essere effettuata per categoria di stakeholder oppure per tipologia d’impatto (economico, sociale o ambientale).

(fonte: https://www.headvisor.it/sites/default/files/pdf/bilancio-di-sostenibilita-bilancio-sociale-e-csr-headvisor.pdf)

Biodiversity Friend® promuove e valorizza un’agricoltura sostenibile, rispettosa della biodiversità, del territorio che la ospita e delle comunità in esso presenti.

L’obiettivo principale dello standard Biodiversity Friend® è armonizzare produzione e conservazione, unica via per uno sviluppo realmente sostenibile e in grado di garantire un futuro al pianeta e alle generazioni future.

Il protocollo Biodiversity Friend® permette alle Aziende agricole di intraprendere un percorso di miglioramento graduale delle performance ambientali dell’agrosistema, garantendo al consumatore prodotti di qualità ottenuti da territori ad alta naturalità.

LA CERTIFICAZIONE BIODIVERSITY FRIEND® GARANTISCE LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ IN AGRICOLTURA.

Per far fronte alle problematiche che la crescita economica genera sull’ambiente, un numero crescente di aziende elabora strategie che prevedono una “responsabilità ambientale”, volta alla riduzione degli impatti dei processi produttivi sull’ambiente in un’ottica di sostenibilità dello sviluppo.

In questo contesto è strategica la comunicazione dell’impegno verso la tutela dell’ambiente, con un effetto positivo sull’immagine dell’azienda.

Per il produttore BF è uno strumento utile per comunicare il proprio lavoro sostenibile., inltre BF identifica le strategie di mitigazione e miglioramento.

“BIODIVERSITY FRIEND” promuove e valorizza un’agricoltura sostenibile, rispettosa della biodiversità, del territorio che la ospita e delle comunità in esso presenti.

Il protocollo BIODIVERSITY FRIEND permette alle Aziende agricole di intraprendere un percorso di miglioramento graduale delle performance ambientali dell’agrosistema, garantendo al consumatore prodotti di qualità ottenuti da territori ad alta naturalità.

L’introduzione negli ambienti agrari di aree a bosco e a siepe, la maggiore attenzione alla qualità di aria, acqua e suolo, il recupero di antiche varietà colturali e di razze animali dell’agricoltura tradizionale, consentiranno un netto miglioramento delle caratteristiche del paesaggio agrario che potrà, finalmente, tornare ad essere espressione della tradizione contadina, della sua tipicità storica, economico-sociale e culturale.

(fonte: https://biodiversityassociation.org/it/cosa-facciamo/progetti/biodiversity-friend/protocollo/)

Biodiversity Friend® Beekeeping è uno standard volontario di proprietà della World Biodiversity Association con un orientamento specifico per l’apicoltura europea e mediterranea.

Per il produttore  diventa quindi uno strumento per comunicare il proprio lavoro, il proprio impegno per la sostenibilità per la salvaguardia dell’ape mellifera, ed un reale valore aggiunto ai propri prodotti.

In base alle proprie particolari esigenze e caratteristiche, l’azienda ha la possibilità di scegliere tra due percorsi per raggiungere i livelli di sostenibilità ambientale, sociale ed economica in linea con le aspettative di produttori e consumatori.

I principi fondanti sono:

– rispetto della biologia dell’ape e della sua genetica;

– impiego di pratiche apistiche sostenibili e a basso impatto ambientale;

– valorizzazione del lavoro dell’apicoltore. 

La certificazione Biodiversity Friend beekeeping si prefigge di definire un percorso di miglioramento che guidi e valorizzi l’apicoltura verso una sempre maggiore tutela dell’ape mellifera ed di riconoscere il ruolo degli apicoltori come custodi della biodiversità

(fonte: https://biodiversityassociation.org/it/cosa-facciamo/progetti/biodiversity-friend-beekeeping/)

Gli agenti e gli intermediari svolgono un ruolo importante nella circolazione e nel commercio dei prodotti e, in quanto collegamento critico tra la fabbricazione dei prodotti e il commercio dei prodotti, sono responsabili del mantenimento di un’efficace catena di custodia su cui fanno affidamento le imprese e i consumatori.

Oggi, 1 ottobre 2021, BRCGS ha lanciato la nuova versione 3 dello standard globale per agenti e broker.

Ciò fornisce un quadro per i commercianti non manifatturieri nei settori alimentare, degli imballaggi e dei prodotti di consumo per gestire la sicurezza, l’autenticità, la qualità e la legalità dei prodotti.

Ha un’applicabilità globale, consente la conformità alle normative nazionali e consente alle aziende di sviluppare ulteriormente i propri sistemi per la sicurezza e l’autenticità dei prodotti nella catena di approvvigionamento.

La certificazione BRCGS Agents and Brokers è riconosciuta da molti rivenditori, produttori, aziende di ingredienti, organizzazioni di servizi alimentari e trasformatori di materie prime in tutto il mondo ed è quindi un criterio chiave per valutare le capacità dei loro fornitori per categorie di prodotti tra cui prodotti alimentari, materiali di imballaggio, alimenti per animali domestici e prodotti di consumo.

Ciò che differenzia lo standard globale BRCGS per agenti e broker è che è sostenuto da un quadro completo di conformità e integrità. Questo è molto apprezzato a livello globale dagli specificatori come parte della garanzia della catena di approvvigionamento e della mitigazione del rischio e aiuta a garantire che la certificazione BRCGS continui ad essere ricercata. Inoltre, il riconoscimento GFSI dello standard e la collaborazione con gli organismi di certificazione partner accreditati ISO 17065 sono elementi chiave per mantenere l’integrità nel programma di certificazione.

 

(Fonte: https://www.brcgs.com/)

 

l BRC Global Standard for Food Safety è nato nel 1998 per garantire che i prodotti a marchio siano ottenuti secondo standard qualitativi ben definiti e nel rispetto di requisiti minimi.

Può essere paragonato ad un capitolato che lega i fornitori qualificati all’azienda di distribuzione.

L’applicazione del BRC è dunque un presupposto necessario per poter esportare i propri prodotti, ed è uno strumento di garanzia riconosciuto circa l’affidabilità aziendale.

 

Lo standard è stato sviluppato da:

British Retail Consortium, che rappresenta i maggiori rivenditori britannici, quali Tesco Stores, Sainsbury’s Supermarket, ASDA Stores, ecc.

UKAS (United Kingdom Accreditation Service), organismo di accreditamento nazionale britannico, e da questo riconosciuto.

E’ uno degli standard relativi alla sicurezza alimentare riconosciuto dal Global Food Safety Initiative (GFSI), un’iniziativa internazionale, il cui scopo principale è quello di rafforzare e promuovere la sicurezza alimentare lungo tutta la catena di fornitura.

 

(Fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Export/BRC-(GSFS)-Food)

 

Lo standard BRC IoP (GSPP) nasce per dare risposta a richieste specificatamente promosse della Grande Distribuzione Organizzata anglosassone inerenti la sicurezza igienico-sanitaria dei materiali a contatto con gli alimenti.

È uno standard privato, a suo tempo sviluppato dal BRC (British Retail Consortium, che dal 2016 è stato acquisito dal gruppo anglosassone LGC Limited) in collaborazione con l’Institute of Packaging collocabile fra gli schemi di certificazione privata di prodotto ma con una visione integrata con requisiti di sistema.

I requisiti dello standard sono molto dettagliati e specifici.

Richiama esplicitamente misure e modalità di gestione dei pericoli per la sicurezza alimentare derivanti da imballaggi o materiali da imballaggi, dettagliando con un approccio molto rigido, anche gli standard di stabilimento (infrastrutture, ambiente di lavoro, personale etc…).

E’ rivolta a:

– Produzione di materiali destinati a contatto con l’alimento MCA

– Trasformazione di materiali a contatto con l’alimento MCA, incluso il riconfezionamento

– Distributori di materiali a contatto con l’alimento MCA

– Utilizzatori di packaging destinato al contatto alimentare che producono o trasformano MCA nelle linee di confezionamento: Produttori di imballaggi e materiali di imballaggio per prodotti cosmetici, Produttori di imballaggi e materiali di imballaggio per articoli per l’igiene personale, Produttori di imballaggi e materiali di imballaggio per materiali di consumo assimilabili alle categorie precedentemente descritte. 

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Packaging/BRC-IoP-(GSPP)

Il BRC Global Standard – Storage and Distribution (GSSD) definisce i requisiti per lo stoccaggio, la distribuzione e la commercializzazione all’ingrosso di prodotti alimentari preconfezionati e sfusi, di materiali da confezionamento e di prodotti non food (consumer).

È stato pensato come strumento per completare la conformità all’interno della catena alimentare tra i produttori di alimenti e i retailer.

Il BRC Global Standard – Storage e Distribution è stato sviluppato infatti per assistere ed aiutare i retailer e gli altri utilizzatori a soddisfare gli obblighi legali e a salvaguardare il consumatore, utilizzando una base comune per la valutazione di quelle aziende che si occupano di stoccaggio e di distribuzione dei prodotti, commercio all’ingrosso e contracted services.

La prima versione dello standard BRC Global Standard – Storage and Distribution è stata pubblicata ad Agosto 2006, grazie alla collaborazione tra il British Retail Consortium ed UKAS (United Kingdom Accreditation Service), organismo di accreditamento nazionale britannico.

Lo standard richiede:

– di adottare e implementare un’analisi dei pericoli e dei rischi (nel caso dei prodotti alimentari il sistema HACCP);

– un Sistema di gestione qualità documentato ed efficace;

– il Controllo di standard ambientali, di prodotto, di processo e del personale.

Lo Standard è suddiviso in quattro moduli, che coprono ciascuno una specifica attività. Essi possono essere applicati singolarmente o in combinazione, a seconda dell’effettiva attività dell’azienda: “Stoccaggio”; “Distribuzione”; “Commercializzazione all’ingrosso” (solo in abbinamento al modulo “Stoccaggio”) “Servizi” (solo in abbinamento con il modulo “Stoccaggio”).

L’applicazione dello standard all’interno della filiera alimentare inizia quando: il prodotto entra o nelle strutture di stoccaggio gestite da una terza parte (rispetto a chi realizza il prodotto alimentare), o quando entra in veicoli sempre gestiti da una terza parte, oppure ancora quando si trova in strutture che sono di proprietà di colui che realizza il prodotto alimentare, ma che non vengono comprese nel campo di applicazione del BRC Food, del BRC/IoP e/o del BRC Consumer.

Le attività che non possono essere verificate a fronte di questo standard sono:

– servizi di raffreddamento, congelamento e scongelamento di alimenti sfusi (si applica il BRC Food);

– stoccaggio direttamente sotto il controllo di gestione del sito di produzione (si applica il BRC Food);

– trasformazione, manipolazione, imballaggio, re-imballaggio di prodotto sfuso (si applica il BRC Food);

– animali vivi (ad eccezione di crostacei pronti per essere immessi nel mercato per consumo umano);

– prodotti agricoli sfusi;

– prodotti non food non compresi tra quelli compresi nel BRC Consumer.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Logistica-Distribuzione/GSSD-BRC-Storage-Distribution)

BRCGS ha messo a punto due strumenti utili per valutare e per certificare la gestione della responsabilità sociale all’interno delle organizzazioni.

Gli strumenti, nati dalla consapevolezza che il mercato chiede sempre più prodotti e servizi coerenti con i principi del commercio etico, vogliono offrire ai retailer e ai consumatori strumenti in grado di dare garanzie sul rispetto dei diritti dei lavoratori che hanno contribuito alla creazione del bene o del servizio.

Gli strumenti, applicabili a tutte le tipologie di organizzazioni, sia di produzione che di servizio, indipendentemente dalle dimensioni, sono i seguenti:

ETRS – ETHICAL TRADE AND RESPONSIBLE SOURCING GLOBAL STANDARD: è la norma internazionale di BRC, certificabile, che definisce i requisiti di un sistema per la gestione della responsabilità sociale. Questo standard è “stand-alone”, ma può essere facilmente integrato con altri eventuali standard BRC.

ETRS RISK ASSESSMENT, è una check list a punteggio, non certificabile che permette di condurre una valutazione del rischio etico e di adottare opportune misure per limitare il rischio. ETHICAL TRADE AND RESPONSIBLE SOURCING STANDARD

La norma prevede una valutazione del rispetto dei requisiti che coinvolge, oltre al personale, anche le aree fisiche dello stabilimento produttivo, i sistemi operativi e le procedure interne dell’organizzazione da parte dell’ente di certificazione. L’ottenimento della certificazione consente ai fornitori di dimostrare che i prodotti e / o servizi che vendono sono prodotti in modo etico e che l’approvvigionamento delle materie prime avviene in modo socialmente responsabile.

ETRS RISK ASSESSMENT
Lo scopo del modulo di valutazione del rischio è fornire un quadro che aiuti i siti a misurare le loro prestazioni rispetto ai cinque “segni vitali” del commercio etico e dell’approvvigionamento responsabile (ETRS).

Sebbene la valutazione del rischio si basi sullo standard ETRS, i due audit sono nettamente diversi e non esiste alcun collegamento tra di loro.

ETRS Risk Assessment valuta gli indicatori del “segno vitale” in base a:

– l’impegno dell’alta direzione;

– le norme sulla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro;

– la governance dell’organizzazione e al rispetto dei diritti umani.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Responsabilita-Sociale/BRCGS-ETHICAL-TRADE-STANDARDS-AND-RESPONSIBLE-SOUR)

Lo standard di certificazione Climate Neutral del CNG si pone come obiettivo la riduzione delle emissioni dei prodotti è del 25% nel 2030. L’idea è quella di ottenere (quasi) zero emissioni assolute nel 2050 per le organizzazioni e per i prodotti certificati.

Questo standard utilizza un metodo strutturato e vari strumenti per accelerare la vostra politica climatica verso Zero CO2, rendendola visibile agli stakeholder. Tutte le misure adottate per ridurre le emissioni di CO2 e compensare il resto sono testate in modo indipendente in base a criteri chiari. Questo significa che  il  marchio Climate Neutral Certified può essere utilizzato sia per l’ organizzazione, che per il prodotto o per il servizio. Climate Neutral Group è un Community Member approvato di ISEAL, l’associazione globale per gli standard di sostenibilità credibili.La certificazione segue i Codici di Buona Pratica di ISEAL nel processo di sviluppo del nuovo standard. Inoltre, clienti vengono valutati in modo indipendente (audit e certificazione) da terze parti indipendenti note come Organismi di Certificazione.

(fonte: https://www.climateneutralgroup.com/en/a-to-zero-co2/certification/?gclid=CjwKCAjwj42UBhAAEiwACIhADpUHzMMCnV2XNLNrpmqdXcBMzDQ350M-tY2V_wiRbSUX5EDnrm8VghoCdqIQAvD_BwE)

CasaClima (in tedesco KlimaHaus, in inglese ClimateHouse) è un metodo di certificazione energetica degli edifici presentato nel 2002 in ottemperanza a quanto già licenziato dalla Comunità europea come Direttiva Cee  2002/91/Ce, che, a seguito del protocollo di Kyōto, tratta la questione della certificazione energetica degli edifici. È stato ideato da Norbert Lantschner, ex direttore dell’Ufficio “Aria e Rumore”, del APPA della Provincia autonoma di Bolzano. CasaClima Nature è il protocollo che permette di valutare e certificare un edificio non solo dal punto di vista dell’efficienza energetica, ma anche rispetto agli impatti sull’ambiente e sulla salute e benessere delle persone. CasaClima Nature introduce una valutazione oggettiva degli impatti ambientali dei materiali e dei sistemi impiegati nella costruzione e dell’impatto idrico dell’edificio, espresso in termini di fabbisogno di acqua potabile e di mantenimento del ciclo idrico naturale. A garanzia del comfort e della salubrità degli utenti per gli ambienti interni sono richiesti precisi requisiti per la qualità dell’aria, per l’illuminazione naturale, per il comfort acustico e per la protezione dal gas radon.

La certificazione CasaClima Nature può essere richiesta sia per edifici residenziali, sia per edifici non residenziali, ad esclusione delle tipologie per cui esiste già un sigillo di sostenibilità specifico (ClimaHotel, CasaClima Wine etc.). Affinché un edificio possa ottenere la certificazione CasaClima Nature devono essere soddisfatti tutti i seguenti requisiti:

– Indice di efficienza dell’involucro: inferiore ai 50 kWh/m2a;

– Indice di emissione di CO2: inferiore ai 20 kg CO2/m2a;

– Impatto ambientale dei materiali da costruzione inferiore ai 300 punti per tutti gli edifici;

– Impatto idrico dell’edificio: il requisito minimo richiesto è WKW ≥ 35%;

– Qualità dell’aria interna: è richiesta la presenza della ventilazione meccanica controllata e/o devono essere utilizzati negli ambienti interni materiali e prodotti che rispettano i limiti di emissione (VOC, formaldeide) come definiti in direttiva tecnica.

– Illuminazione naturale: nell’ambiente principale dell’unità abitativa deve essere garantito un fattore di luce diurna medio FmLD ≥ 2%; nelle aule scolastiche un FmLD ≥ 3%;

– Comfort acustico: devono essere rispettati i limiti di fonoisolamento definiti in direttiva tecnica;

– Protezione dal gas radon: per nuovi edifici deve essere garantita una concentrazione di gas radon negli ambienti interni inferiore ai 200 Bq/m³; per l’esistente una concentrazione inferiore ai 400 Bq/m³.

(fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/CasaClima)

Il Codice Etico può definirsi come la “Carta costituzionale dell’impresa”, una carta dei diritti e dei doveri morali che determina le responsabilità etico-morali da rispettare, in modo da evitare comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera all’interno o con l’impresa, che potrebbero ledere l’immagine e il corretto funzionamento dell’impresa stessa. I motivi che possono portare all’introduzione di un Codice Etico all’interno della gestione d’impresa possono essere molteplici:

• definire delle linee guida per la convivenza tra i dipendenti;

• presentare gli standard di condotta e le politiche aziendali;

• migliorare l’immagine, la reputazione aziendale e il giudizio del pubblico dell’azienda;

• contrastare politiche di corruzione e conflitti d’interesse; definire uno standard professionale all’interno dell’impresa. Ogni impresa può adottare la struttura del codice etico che più si adatta alla propria politica aziendale, ma in generale si sviluppa su cinque livelli:

1) principi etici che sostengono la mission aziendale;

2) norme per le relazioni tra impresa e stakeholders;

3) standard etici di comportamento quali la sicurezza, la salute, la tutela dell’ambiente, la riservatezza, l’uguaglianza, la trasparenza, etc…;

4) sanzioni interne per la violazione di norme contenute nel codice;

5) strumenti di attuazione delle sanzioni.

 

(fonte: https://www.politesi.polimi.it/bitstream/10589/69002/1/2012_10_RIPAMONTI_01.pdf)

 

La ISO 50001 (“Sistemi di gestione dell’energia – Requisiti e linee guida per l’uso”) offre alle organizzazioni di qualsiasi settore, sia private che pubbliche, delle strategie di gestione che hanno l’obiettivo di portare:

– un aumento dell’efficienza energetica;

– una riduzione dei costi;

– un miglioramento delle prestazioni energetiche, che vanno pertanto integrate nella gestione delle attività quotidiane dell’organizzazione.

L’obiettivo della norma ISO 50001 è infatti quello di permettere alle organizzazioni di realizzare e mantenere un Sistema di Gestione dell’Energia (SGE) che consente di migliorare in modo continuo la propria prestazione energetica.

L’ultima versione della norma è stata pubblicata nel 2018. Con la nuova versione, anche la ISO 50001 si è allineata alla high level structure (HLS), una sorta di “scheletro comune” agli standard normativi di sistema di gestione, che permette una loro maggiore integrazione e ne facilita l’implementazione, a beneficio delle organizzazioni che scelgono di adottarli. La norma UNI CEI 11352:2014 definisce i requisiti per le Energy Service Company (ESCo), ovvero le società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, assumendo il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere. Tale norma, completando il quadro normativo rappresentato dalla UNI CEI EN ISO 50001, definisce i requisiti generali e una lista di controllo per la verifica dei requisiti delle ESCo che forniscono servizi di efficienza energetica, con garanzia dei risultati.

Dal 19 Luglio 2016 la certificazione UNI CEI 11352:2014 è diventata obbligatoria per le Energy Service Company (ESCo) per partecipare al meccanismo dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica), per presentare la richiesta di concessione degli incentivi previsti dal Conto Termico e per realizzare le diagnosi energetiche per le grandi imprese e per quelle a forte consumo energetico, ai sensi del D.Lgs. 102/2014.

(fonti: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Energia-e-Gas-Serra/ISO-50001 , https://www.magazinequalita.it/certificazione-uni-cei-113522014/ )

Il sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) intende promuovere il costante miglioramento dei risultati ambientali di tutte le organizzazioni europee, nonché l’informazione del pubblico e delle parti interessate.

Regolamento (CE) n. 761/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001, sull’adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) [Cfr atti modificativi].

L’obiettivo del sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) consiste nel promuovere miglioramenti continui delle prestazioni ambientali delle organizzazioni pubbliche e private di tutti i settori di attività economica, mediante:

– l’introduzione e l’attuazione da parte delle organizzazioni di sistemi di gestione ambientale come indicato nell’allegato I del presente regolamento;

– la valutazione obiettiva e periodica di tali sistemi;

– la formazione e la partecipazione attiva dei dipendenti delle organizzazioni;

– l’informazione del pubblico e delle altre parti interessate;

Ciascuna organizzazione che vuole partecipare al sistema deve:

– adottare una politica ambientale che definisca gli obiettivi e i principi di azione dell’organizzazione rispetto all’ambiente;

– effettuare un’analisi ambientale delle proprie attività, dei prodotti e servizi (conformemente agli allegati VII e VI), salvo le organizzazioni che hanno già un sistema di gestione ambientale certificato e riconosciuto;

– istituire un sistema di gestione ambientale (a norma dell’allegato I);

– effettuare regolarmente un audit ambientale (a norma dell’allegato II) e fare una dichiarazione ambientale, contenente: la descrizione dell’organizzazione, delle sue attività, prodotti e servizi; la politica ambientale e il sistema di ecogestione dell’organizzazione; la descrizione degli impatti ambientali; una descrizione degli obiettivi in relazione agli impatti; le prestazioni ambientali dell’organizzazione e la data della dichiarazione. La dichiarazione dev’essere convalidata da un verificatore ambientale il cui nome e numero di accreditamento devono essere indicati nella dichiarazione.

– registrare la dichiarazione convalidata presso l’organismo competente dello Stato membro;

– mettere la dichiarazione a disposizione del pubblico.

Per mantenere la registrazione EMAS, un’organizzazione deve:

– far verificare gli elementi richiesti per la registrazione EMAS in un periodo non superiore a 36 mesi e le informazioni contenute nella dichiarazione ad intervalli non superiori a 12 mesi;

– trasmettere i necessari aggiornamenti convalidati all’organismo competente e metterli a disposizione del pubblico.

(fonte: http://publications.europa.eu/resource/cellar/28f9d1da-761e-497e-824b-1823ecc906f1.0008.02/DOC_2)

La Dichiarazione Ambientale di Prodotto, meglio nota come EPD (Environmental Product Declaration) è, in sintesi, uno strumento pensato per migliorare la comunicazione ambientale fra produttori, da un lato (business to business), e distributori e consumatori, dall’altro (business to consumers). La EPD, prevista dalle politiche ambientali comunitarie, e derivante dalle norme della serie ISO 14020, è fondata sull’esplicito utilizzo della metodologia LCA, cardine attorno a cui ruota la Dichiarazione e fondamento metodologico da cui scaturisce l’oggettività delle informazioni fornite. Pur mantenendo l’attenzione al prodotto, sia esso merce o servizio, le aziende hanno la possibilità di comunicare le proprie strategie e l’impegno ad orientare la produzione nel rispetto dell’ambiente valorizzando il prodotto stesso.

Esistono tre diversi tipi di etichettature ambientali, istituite dalle norme ISO serie 14020:

TIPO I: Etichette ecologiche volontarie basate su un sistema multicriteria che considera l’intero ciclo di vita del prodotto, sottoposte a certificazione esterna da parte di un ente indipendente (tra queste rientra, ad esempio, il marchio europeo di qualità ecologica ECOLABEL). (ISO 14024);

TIPO II: Etichette ecologiche che riportano auto-dichiarazioni ambientali da parte di produttori, importatori o distributori di prodotti, senza che vi sia l’intervento di un organismo indipendente di certificazione (tra le quali: ”Riciclabile”, “Compostabile”, ecc.). (ISO 14021);

TIPO III: Etichette ecologiche che riportano dichiarazioni basate su parametri stabiliti e che contengono una quantificazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto calcolato attraverso un sistema LCA. Sono sottoposte a un controllo indipendente e presentate in forma chiara e confrontabile. Tra di esse rientrano, ad esempio, le “Dichiarazioni Ambientali di Prodotto”. (ISO 14025).

In particolare, la DAP, etichettatura di tipo III, è un documento con il quale si comunicano informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Tali informazioni hanno carattere esclusivamente informativo, non prevedendo modalità  di valutazione, criteri di preferibilità o livelli minimi che la prestazione ambientale debba rispettare.

Schematizzando, la DAP:

– utilizza la Valutazione del Ciclo di Vita (LCA – Life Cycle Assessment) come metodologia per l’identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali. L’applicazione della LCA deve essere in accordo con quanto previsto dalle norme della serie ISO 14040, in modo da garantire l’oggettività  delle informazioni contenute nella dichiarazione.

– è applicabile a tutti i prodotti o servizi, indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva; inoltre, viene effettuata una classificazione in gruppi ben definiti in modo da poter effettuare confronti tra prodotti o servizi funzionalmente equivalenti.

– viene verificata e convalidata da un organismo indipendente che garantisce la credibilità  e veridicità delle informazioni contenute nello studio LCA e nella dichiarazione.

Oggettività, confrontabilità e credibilità sono, pertanto, le caratteristiche principali sulle quali si basano le dichiarazioni.

(fonte: https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/sviluppo-sostenibile/strumenti-per-lo-sviluppo-sostenibile/dichiarazione-ambientale-di-prodotto-dap)

La norma è nata per essere applicata alla filiera del vino e pertanto si inserisce logicamente nelle sue dinamiche produttive, prevendendo la sua adozione e certificazione da parte di tutti i tipi di attori, siano essi agricoltori, trasformatori, imbottigliatori o raccolgano tutte queste identità in una, fino ai consorzi di tutela. La norma prevede infatti la certificazione di tre dimensioni produttive: l’impresa (standard di Organizzazione), il prodotto finito (standard di Prodotto), il territorio (standard di Territorio).

I tratti distintivi della norma sono i suoi punti di forza e di stimolo allo sviluppo sostenibile della filiera:

– l’ambito tecnico è il più diffuso possibile: buone pratiche ed indicatori economici, ambientali e sociali integrati tra loro e ciascuno declinato in base alle più evolute esperienze disponibili;

– si basa su di un Sistema di Gestione: l’impresa è quindi portata ad integrare la sostenibilità nelle sue dinamiche gestionali, operando in ambito di autovalutazione in primis;

– ha quale obiettivo annuale la redazione di un Bilancio di Sostenibilità nel quale si definiscono anche le politiche di miglioramento che sono alla base dell’approccio alla sostenibilità;

– impone la certificazione di parte terza: questo garantisce il consumatore circa la trasparenza nella gestione degli obiettivi di sostenibilità, ma stimola anche le imprese ad un lavoro continuativo ed efficiente;

– si dota di un marchio collettivo per permettere di comuncare fino al consumatore finale ed in ambito di mercato.

Q&A Equalitas è un documento aggiornato periodicamente recante interpretazioni o modifiche allo Standard SOPD Equalitas e al Regolamento Applicativo. È un documento normativo, dunque formalmente parte dello Standard o del Regolamento Applicativo, che viene aggiornato a seguito di segnalazioni da parte di Enti di Certificazione o altri stakeholder, o sulla base di riesami a cura del Comitato Tecnico Scientifico Etico o del CdA di Equalitas. Tutti gli aggiornamenti introdotti con Q&A Equalitas costituiscono integrazioni e revisioni ufficiali dello Standard e del Regolamento Applicativo, e ne costituiranno parte integrante nel momento in cui questi siano sottoposti a formale revisione. L’applicazione delle regole, nuove e/o aggiornate, entra in vigore due mesi dopo ogni nuova pubblicazione del Q&A Equalitas, a meno che non vi siano specifiche indicazioni (ad esempio “a far data dalla data di pubblicazione”). Le mere interpretazioni debbono invece ritenersi applicabili da subito.

(fonte: https://www.equalitas.it/lo-standard/)

 

La certificazione FSC FM – Forest Management – è uno strumento volto a garantire una buona gestione forestale, ovvero una gestione una gestione che preservi e sviluppi le risorse forestali nel tempo, in cui vengano rispettati gli habitat per piante e animali selvatici e in cui vengano applicate tutte quelle funzioni di protezione che in condizioni normali la foresta svolge nei confronti del clima, del suolo e dell’acqua.

“FSC® FM: la buona gestione ambientale, certificata”

Una buona gestione forestale, secondo i programmi FSC, è inoltre quella in cui vengano rispettati i diritti e il benessere dei lavoratori, delle popolazioni, dei proprietari forestali e di tutti coloro che si guadagnano da vivere in un bosco o grazie ad esso, incoraggiando anche lo sviluppo locale nella consapevolezza che da questo dipendono il benessere e la sopravvivenza del bosco.

Una certificazione FSC FM:

– è garanzia di una buona gestione forestale;

– permette di lavorare con quelle Pubbliche Amministrazioni e imprese private che chiedono prodotti provenienti da foreste gestite secondo questi programmi;

– permette di accedere agli stanziamenti messi a disposizione da alcune Regioni per favorire la gestione responsabile delle risorse forestali.

(fonte: https://www.csi-spa.com/it/certificazione-filiera-agro-forestale-e-del-legno/certificazione-sistemi-gestione-forestale-fsc-fm?gclid=CjwKCAjwj42UBhAAEiwACIhADpxyL1Xvilc8_R6jEjjEYHsPbli1WC2Tyk9pZ3jDn9HuExOTQx3OpxoChKgQAvD_BwE)

GlobalG.A.P. è un’organizzazione riconosciuta a livello internazionale che ha definito i requisiti per l’applicazione delle Buone Pratiche Agricole nei principali comparti del settore primario (GAP- Good Agricultural Practice). Questa certificazione è nata a seguito dell’iniziativa di alcuni rappresentanti della Distribuzione Organizzata e gruppi di produttori europei. Attualmente lo standard GlobalGAP, applicabile a prodotti primari freschi e non trasformati, è riconosciuto da tutte le più importanti catene distributive nel mondo. Gli obiettivi principali che la certificazione GlobalGAP vuole garantire sono la fornitura di prodotti sicuri dal punto di vista alimentare attraverso l’applicazione di tecniche di agricoltura integrata e sostenibile, al fine di garantire il consumatore e tutelare l’ambiente.

Lo standard GlobalG.A.P. permette di migliorare e gestire in maniera più efficace tutte le principali attività svolte nelle aziende agricole: gestione della documentazione; salute e sicurezza dei lavoratori; conservazione e tutela dell’ambiente; rintracciabilità del prodotto; buone pratiche produttive e tutela della sicurezza del prodotto; igiene del personale.

(fonte: https://www.certiquality.it/prodotto/dettaglio-prodotto/globalg.a.p)

GlobalG.A.P. è proprietario di diversi standard direttamente riconducibili alla produzione agricola primaria.

Fino all’introduzione della Versione 4, l’accesso alla certificazione GlobalG.A.P. era consentito solo a quelle organizzazioni (aziende agricole, consorzi, OP, ecc.) che avessero il diretto controllo sulla produzione agricola dei prodotti da certificare.

La certificazione è richiesta dalla Grande Distribuzione, in particolar modo quella straniera, e la complessità della filiera genera  una sorta di GAP tra chi produce prodotto certificato e chi di fatto richiede le certificazione.

Grazie allo standard GlobalG.A.P. Chain of Custody (CoC) tutti i soggetti intermedi della filiera possono:

– essere registrati  nel database GlobalG.A.P. ricevendo un proprio codice di identificazione (GGN);

– ottenere una certificazione GlobalG.A.P. per garantire l’origine GlobalG.A.P. sul prodotto fornito ai clienti.

La certificazione GlobalG.A.P. Chain of Custody può essere richiesta da tutte le aziende che comprano prodotto certificato ed hanno l’esigenza di venderlo come tale ai propri clienti.

La certificazione può essere richiesta da tutte le organizzazione che si occupano di: logistica, lavorazione, stoccaggio, etichettatura di prodotti certificati GlobalG.A.P. I requisiti riguardano aspetti quali:

– rintracciabilità,

– identificazione e separazione del prodotto GlobalG.A.P.,

– etichettatura,

– registrazioni e bilancio di massa.

Sono inoltre previsti alcuni requisiti minimi di sistema qualità (verifiche ispettive interne, reclami, gestione delle non conformità, ecc).

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Export/GlobalG-A-P-Chain-of-Custody)

 

Si tratta di uno strumento volontario di gestione sociale/lavorativa a livello aziendale per le catene di approvvigionamento globali, da utilizzare in combinazione con l’Integrated Farm Assurance (IFA).
I produttori possono valutare, migliorare e dimostrare le loro pratiche sociali responsabili attraverso una semplice ma solida lista di controllo di valutazione su quattro argomenti principali: voce dei lavoratori, informazioni sui diritti umani e del lavoro, indicatori sui diritti umani e del lavoro e protezione dei bambini e dei giovani lavoratori.
La valutazione viene effettuata contemporaneamente a un audit IFA, al fine di ridurre al minimo l’onere dell’audit (tempo e costi) per i produttori.
I metodi di prova sono determinati dalla classificazione del rischio del Paese, al fine di bilanciare efficienza e flessibilità.
La valutazione è integrata da linee guida nazionali di interpretazione della legislazione locale per aiutare i valutatori e i produttori a comprendere i sistemi di conformità locali.
Il GRASP copre i temi principali dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e le convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

(fonte: https://www.globalgap.org/uk_en/for-producers/globalg.a.p.-add-on/grasp/what-is-GRASP/index.html)

Il 70% delle risorse mondiali di acqua dolce è utilizzato per l’agricoltura. Con l’aumento della pressione su questa risorsa limitata, le filiere agricole dipenderanno da un approccio sostenibile alla gestione dell’acqua. Di conseguenza, gli attori del sistema alimentare sono ora tenuti a fornire prove che documentino i loro sforzi per gestire i rischi idrici e promuovere pratiche sostenibili.

SPRING è un componente aggiuntivo a livello di azienda agricola che aiuta i produttori, i dettaglianti e i commercianti a dimostrare il loro impegno nella gestione sostenibile dell’acqua e può essere implementato insieme allo standard GLOBALG.A.P. IFA per le colture. SPRING incorpora un’ampia gamma di criteri per valutare la gestione sostenibile dell’acqua nell’azienda agricola. Questi includono:

– Conformità legale delle fonti idriche e dei tassi di estrazione

– Monitoraggio del consumo di acqua

– Impatto dei produttori sulla gestione sostenibile dei bacini idrici

– Migliori pratiche di gestione dell’acqua

– Protezione delle fonti idriche

– Misure per dimostrare il miglioramento continuo della gestione dell’acqua

I produttori che implementano con successo il componente aggiuntivo SPRING ricevono un certificato di conformità, visibile anche nel database GLOBALG.A.P.. Gli stakeholder autorizzati della catena di approvvigionamento possono inoltre accedere al rapporto di audit completo come “osservatori SPRING” attraverso il database GLOBALG.A.P..

(fonte: https://www.globalgap.org/.content/.galleries/Documents_Media_Gallery/200115_SPRING_flyer_A4_en_web.pdf)

Lo “Standard IFOAM per la PRODUZIONE e la TRASFORMAZIONE BIOLOGICA” accreditato IOAS (International Organic Accreditation Services) è uno standard applicabile a livello internazionale sviluppato da IFOAM – Organics International, la federazione mondiale delle organizzazioni e movimenti biologici.

Lo Standard si basa sui Principi IFOAM dell’Agricoltura Biologica: Ecologia, Salute, Giustizia, Cura. IFOAM – Organics International definisce l’agricoltura biologica come “un sistema produttivo che sostiene la salute dei terreni, degli ecosistemi e delle persone. Essa si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adeguati alle condizioni locali, piuttosto che sull’utilizzo di fattori produttivi con effetti nocivi. L’agricoltura biologica combina la tradizione, l’innovazione e la scienza a beneficio dell’ambiente condiviso e al fine di promuovere relazioni corrette e qualità della vita per tutti i soggetti coinvolti”.

Lo Standard IFOAM copre le aree di gestione generale del biologico:

– la produzione vegetale;

– la produzione animale (inclusa l’apicoltura);

– l’acquacoltura;

– la raccolta spontanea;

– la trasformazione e la manipolazione;

– l’etichettatura;

– la giustizia sociale.

Inoltre lo Standard IFOAM include un processo di validazione per i mezzi tecnici per l’agricoltura biologica.

Lo standard IFOAM è complementare a tutti gli altri requisiti di legge pertinenti inclusi i regolamenti europei e le norme nazionali per l’agricoltura biologica.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Biologico/IFOAM)

Lo standard IFS Food è uno standard riconosciuto GFSI (Global Food Safety Initiative) per gli audit alle industrie alimentari. L’obiettivo è la sicurezza alimentare e qualità dei processi e dei prodotti. Riguarda i processi
alimentari delle industrie produttive e industrie che confezionano alimenti sfusi.
L’IFS Food si applica quando i prodotti sono “lavorati” o dove ci sono pericoli di contaminazione del prodotto durante il confezionamento primario. Lo Standard è importante per tutte le industrie alimentari, specialmente per i prodotti a marchio privato, perché contiene molti requisiti che riguardano il rispetto delle specifiche del cliente.
Campo di applicazione – Lo Standard supporta i reparti di produzione e marketing nella loro attività quotidiana volta a garantire la sicurezza e qualità dei processi e prodotti. La lista dei requisiti si articola nei seguenti
argomenti:
Responsabilità della Direzione
Sistema di gestione della qualità e sicurezza dei prodotti alimentari
Gestione delle risorse
Pianificazione e processo di produzione
Misurazioni, analisi, miglioramenti
Food Defense
Obiettivi – Stabilire uno standard comune con un sistema di valutazione uniforme
Lavorare con enti di certificazione accreditati e auditor qualificati per l’IFS Food
Garantire trasparenza e uguaglianza lungo la filiera di fornitura
Ridurre i costi e i tempi sia per l’industria sia per i retailers.

(fonte: https://www.ifs-certificaton.com/index.php/it/standards/2815-ifs-food-it)

L’IFS Global Markets – Food è un programma di valutazione della sicurezza dei prodotti alimentari standardizzato per i prodotti alimentari a marchio del distributore e prodotti alimentari a marchio dell’azienda produttrice che si basa sulla checklist del GFSI Global Markets. Il programma ha il proposito di supportare le “piccole e/o medie imprese” nell’attività di implementazione del proprio sistema di sicurezza dei prodotti
alimentari facendo il primo passo verso l’implementazione dell’IFS Food.
Il programma include diversi livelli di checklist e di protocolli di valutazione per guidare gradualmente l’azienda nel processo di miglioramento continuo e nella implementazione di un sistema di gestione di sicurezza alimentare completo. L’obiettivo finale può diventare il raggiungimento della certificazione IFS Food in un periodo di tempo pianificato.
Il programma consiste di due diversi livelli di checklist, i cui requisiti devono essere soddisfatti entro un limite di tempo definito.

1. Requisiti livello base
Sistema di gestione della sicurezza dei prodotti alimentari
Specifiche incluso il rilascio del prodotto, rintracciabilità, gestione degli incidenti sulla sicurezza alimentare, controllo dei prodotti non conformi, azioni correttive
Buone pratiche di fabbricazione
Igiene del personale, infrastrutture e dotazione dell’ambiente, pulizia e disinfezione, controllo contaminazione del prodotto, controllo infestanti, qualità dell’acqua
Controllo dei pericoli dei prodotti alimentari
Controllo dei pericoli dei prodotti alimentari – generale e specifico, Controllo degli allergeni
2. Requisiti livello Intermedio
Sistema di gestione della sicurezza dei prodotti alimentari
Responsabilità della Direzione, Requisiti generali della documentazione, Procedure, gestione dei reclami, controllo delle misurazioni & dispositivi di monitoraggio, Analisi dei prodotti, Approvvigionamento
Buone pratiche di fabbricazione HACCP e requisiti aggiuntivi
Manutenzione della struttura e delle attrezzature, Locali riservati al personale, gestione dei rifiuti, Stoccaggio e trasporto
HACCP and Additional Requirements
HACCP, Food Defence
3. Certificazione IFS Food
L’obiettivo è quello di facilitare l’accesso al mercato locale, creare una mutua accettazione lungo tutta la filiera di fornitura e fornire un contratto di assistenza alle piccole aziende attraverso la formazione e lo
sviluppo.

(fonte: https://www.ifs-ceritficaton.com/index.php/it/standards/2746-ifs-global-markets-food-it)

L’obiettivo del programma è facilitare l’accesso ai mercati locali, condividere una reciproca accettazione lungo la filiera di approvvigionamento e fornire un contratto per la formazione, lo sviluppo e la valutazione
dei fornitori di servizi logistici di piccole dimensioni. Queste aziende potrebbero incontrare difficoltà nell’implementare processi efficaci per la sicurezza e qualità del prodotto a causa delle loro piccole dimensioni o
poca competenza tecnica o minori risorse economiche. Il programma include un protocollo che guida l’azienda in modo crescente, alla creazione di un processo di miglioramento continuo del sistema di gestione di sicurezza logistica. Esso offre una flessibilità di applicazione nell’approccio graduale delle fasi di sviluppo, in termini di tempistica, livello di partenza e livello finale da raggiungere. Inoltre, l’IFS Global Markets-Logistcs offre un’ottima opportunità per cominciare le prime fasi per la piena certificazione IFS Logistics.
Scopo di applicazione – Il programma IFS Global Markets-Logistics è indirizzato ai fornitori di Servizi logistici ed è applicabile per le attività di stoccaggio e trasporto di prodotti alimentari e non alimentari. Include diverse checklist nonché un protocollo di valutazione per attuare, sulla base del miglioramento continuo, un sistema completo e funzionante di sicurezza e qualità.
Dopo aver applicato l’IFS Global Markets, una certificazione IFS Logistics è una opportunità possibile e realistica.
Il programma nel suo insieme consiste di due livelli con diverse checklist, i cui requisiti devono essere applicati entro un periodo di tempo definito.
1. Requisiti livello base
Gestione della qualità e sicurezza del prodotto
Gestione delle risorse
Realizzazione del servizio
Misurazioni, analisi e miglioramento
2. Requisiti livello intermedio
Responsabilità della Direzione
ulteriori requisiti circa
– Gestione della qualità e sicurezza del prodotto
– Gestione delle risorse
– Realizzazione del servizio
– Misurazioni, analisi e miglioramento
Tutela del prodotto
3. Certificazione IFS Logistics
Obiettivi – Accesso ai mercati nazionali ed anche internazionali
Creazione di una mutua accettazione lungo la filiera di fornitura
Supporto alle piccole imprese con i seguenti aspetti:
o formazione
o Sviluppo
o Valutazione

(fonte: https://www.ifs-certificaton.com/index.php/it/standards/3376-ifs-global-markets-logistics-it)

Lo Standard IFS PAC SECURE, sviluppato in collaborazione con la Packaging Association of Canada (PAC), è finalizzato a verificare la sicurezza e la qualità dei prodotti/processi dei fornitori che producono materiali di imballaggio primario e secondario. Inizialmente sviluppato per i produttori di materiali di imballaggio a contatto con gli alimenti (es. pellicole per verdura, lattine per bevande, confezioni di carta per farine ecc.), adesso il campo di applicazione di IFS PAC secure si estende anche ai materiali di imballaggio non alimentari, quali:

– materiali di imballaggio per prodotti a contatto con la pelle (es. prodotti cosmetici);

– materiali di imballaggio per prodotti non a contatto con la pelle (es. Prodotti per la casa, beni di consumo, hardware, etc.).

Lo standard può essere utilizzato solo quando i materiali di imballaggio sono prodotti, trasformati o stampati e si applica sia ai rapporti commerciali Business to Business sia Business to Consumer. Al contrario, non può essere utilizzato per le attività di importazione (uffici, e.g. tipiche aziende di intermediazione), di trasporto, stoccaggio e distribuzione. Lo standard IFS Pac Secure copre i seguenti scopi di prodotto:

– Imballaggi flessibili;

– Materie plastiche rigide;

– Carta (e cartone);

– Metallo;

– Vetro;

Altri materiali naturali per esempio: legno, argilla, sughero, yuta, tessuti, foglie di banano, etc.

La certificazione accreditata garantisce la fornitura di materiali di imballaggio sicuri, conformi e di qualità per il mercato, consentendo alle aziende di dimostrare che i loro prodotti non rappresentano alcun pericolo per la salute e/o la sicurezza dei consumatori oltre a rappresentare un vantaggio per le aziende che cercano l’eccellenza nella qualità, la sicurezza e soddisfazione del cliente, mantenendo un vantaggio competitivo sul mercato.

(fonte: https://www.accredia.it/servizio-accreditato/ifs-pac-secure/)

Le norme ISO 14064 hanno lo scopo principale di apportare credibilità e garanzia (trust) ai processi di rendicontazione e monitoraggio dei GHG, in relazione alle dichiarazioni di emissione da parte delle organizzazioni e dei progetti di riduzione delle stesse.

La ISO 14064 (adottata e pubblicata come norma nazionale UNI ISO 14064) è suddivisa in tre parti che posso essere utilizzate separatamente o come un utile insieme di strumenti integrati per rispondere ai differenti bisogni in materia di dichiarazioni e verifiche delle emissioni dei gas ad effetto serra:

UNI ISO 14064 – 1. Dettaglia i principi ed i requisiti per progettare, sviluppare, gestire e rendicontare gli inventari di GHG a livello di un’organizzazione. Include i requisiti per determinare i confini di emissione dei GHG, quantificando le emissioni e le rimozioni di GHG di un’organizzazione ed identificando specifiche attività dell’organizzazione volte a migliorare la gestione dei GHG. Sono inoltre dettagliati i requisiti del sistema di gestione e la guida sulla gestione della qualità dell’inventario GHG, la rendicontazione, gli audit interni e le responsabilità dell’organizzazione nelle attività di verifica.

UNI ISO 14064 – 2. Riguarda i progetti GHG sviluppati appositamente per ridurre le emissioni di GHG od aumentarne la rimozione, quali gli interventi nelle fonti rinnovabili o la carbon sequestration(per seppellire a grande profondità o sotto al mare l’anidride carbonica). Comprende principi e requisiti per determinare una linea comune di riferimento per il progetto (base-line), il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle prestazioni del progetto rispetto a tale riferimento.

UNI ISO 14064 – 3. Descrive l’effettivo processo di validazione o verifica. Specifica i requisiti per le componenti quali la pianificazione della verifica, le procedure di verifica e la valutazione delle asserzioni relative ai GHG. Quindi l’ISO 14064-3 può essere utilizzata da organizzazioni o da terze parti indipendenti per validare o verificare la rendicontazione e le dichiarazioni GHG.

(fonte: https://www.csqa.it/csqa/norme/energia-e-gas-serra/iso-14064-gas-serra)

La UNI ISO 20400 è una norma internazionale che fornisce indirizzi per il processo di approvvigionamento sostenibile. Il concetto di sostenibilità proposto è quello ormai consolidato, olistico, che prende in considerazione i tre pilastri della sostenibilità ambientale, sociale ed economico attraverso l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio.

La norma vuole essere uno strumento per integrare la sostenibilità nelle politiche e nei processi aziendali di procurement.

Vengono definiti:

– cosa sono gli acquisti sostenibili;

– come il concetto di sostenibilità sia insito nel procurement: politica, strategia, organizzazione e processo;

– come implementare un procurement sostenibile.

La norma non si focalizza sul raggiungimento di determinate performance di sostenibilità in quanto permette a ciascuna organizzazione di scegliere il proprio percorso di procurement sostenibile, guidandola nella scelta delle modalità organizzative ed operative.

Il cuore della norma è rappresentato dai capitoli chiave (4,5,6,7) che affrontano i seguenti temi:

– I fondamenti: in cui si approfondisce il concetto di sostenibilità e si definiscono i driver che guidano gli acquisti sostenibili.

– L’integrazione della sostenibilità nella politica e nella strategia di acquisto.

– L’organizzazione della funzione acquisti con la finalità di promuovere la sostenibilità.

– Il processo di approvvigionamento sostenibili.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sostenibilita-Ambientale/UNI-ISO-20400)

La ISO 22005 recepisce le norme italiane UNI 10939:01 relativa a “Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari” e UNI 11020:02 relativa “sistema di rintracciabilità nelle aziende agroalimentari” e si applica a tutto il settore agroalimentare, comprese le produzioni mangimistiche.

Tale norma è il documento di riferimento internazionale per la certificazione di sistemi di rintracciabilità agroalimentari.

L’implementazione di sistemi di rintracciabilità nelle aziende e nelle filiere agroalimentari costituisce uno strumento indispensabile per: rispondere agli obblighi cogenti, valorizzare particolari caratteristiche di prodotto, quali l’origine/territorialità e le caratteristiche peculiari degli ingredienti, soddisfare le aspettative del cliente (inteso sia come GDO, sia come consumatore finale).

Il solo sistema di rintracciabilità non è in grado di garantire la sicurezza del prodotto alimentare, ma può sicuramente dare un importante contributo al raggiungimento di tale obiettivo.

Infatti qualora si manifesti una non conformità di tipo igienico-sanitario, consente da un lato di risalire fino al punto della filiera in cui si è originato il problema, dall’altro di procedere, se necessario, con il ritiro “mirato” del prodotto.

Punti chiave – La progettazione di un sistema di rintracciabilità deve necessariamente definire i seguenti aspetti:

– obiettivi del sistema di rintracciabilità;

– normativa e documenti applicabili al sistema di rintracciabilità;

– prodotti e ingredienti oggetto di rintracciabilità;

– posizione di ciascuna organizzazione nella catena alimentare, identificazione dei fornitori e dei clienti;

– flussi di materiali;

– le informazioni che devono essere gestite;

– procedure;

– documentazione;

– modalità di gestione della filiera.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sicurezza-Alimentare/ISO-22005)

La norma ISO 26000 è uno standard internazionale che fornisce linee guida sulla Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI) e delle Organizzazioni, meglio conosciuta secondo l’acronimo inglese CSR, Corporate Social Responsibility.

La ISO 26000 non è una norma di sistema di gestione e non è destinata ai fini di certificazione da parte di Organismi Terzi. La stessa Commissione Europea ha, infatti, evidenziato la difficoltà di regolamentare in maniera rigida la responsabilità sociale delle imprese, con l’obiettivo di lasciare libere le organizzazioni nella scelta dei principi cui conformarsi e nell’attuazione delle buone prassi da applicare nel porre in essere politiche, strategie ed azioni sostenibili.

Essa si pone come linea guida, cioè strumento a supporto delle organizzazioni con l’obiettivo di guidarle nell’adozione di un approccio responsabile e il coinvolgimento delle parti interessate.

La ISO 26000 fornisce un quadro di riferimento sul significato della responsabilità sociale, con riferimento a sette temi fondamentali da declinarsi in base alle specifiche caratteristiche della propria organizzazione:

Responsabilità di render conto o Accountability;  Trasparenza; Comportamento etico; Rispetto degli interessi delle parti interessate o stakeholder; Rispetto del principio di legalità; Rispetto delle norme internazionali di comportamento;

Rispetto dei diritti umani: il diritto alla non-discriminazione, l’uguaglianza di genere; la libertà di associazione, la contrattazione collettiva, il lavoro minorile, il lavoro forzato ed obbligatorio, i diritti delle popolazioni indigene.

(fonte: https://isocertificazioni.it/app/certificazione-iso-26000-responsabilita-sociale-organizzazioni-brescia-bergamo-milano-torino-verona-mantova-cremona.aspx)

La ISO 28000, norma certificabile riconosciuta a livello internazionale, definisce i requisiti per l’implementazione di un sistema di gestione della sicurezza lungo la catena di fornitura (Supply Chain Security).

Lo standard fornisce indicazioni in merito alla gestione di criticità e potenziali minacce in tutte le fasi della supply chain come ad esempio terrorismo, frodi e azioni di pirateria e contraffazione.

La norma, riprendendo il classico modello PDCA (plan-do-check-act), è stata strutturata secondo i punti della ISO 14001 e si rivolge a tutte le organizzazioni coinvolte nella catena di fornitura di merci di qualsiasi tipologie (es. magazzinaggio, trasporti, logistica etc).

La famiglia ISO 28000 è costituita da 4 norme:

ISO 28000:2007 “Specification for security management systems for the supply chain”

ISO 28001:2007 “Security management systems for the supply chain – Best practices for implementing supply chain security – Assessments and plants – Requirements and guidance”

ISO 28003:2007 “Security management systems for the supply chain – Requirements for bodies providing audit and certification of supply chain security management systems”

ISO 28004:2007 “Security management systems for the supply chain – Guidelines for the implementation of ISO 28000”. La norma è applicabile ad aziende di qualsiasi dimensione (dalle piccole alle multinazionali) che operano nel settore della produzione, dei servizi, dello stoccaggio e dei trasporti, ad ogni livello della catena di fornitura.

I possibili obiettivi sono:

– stabilire, attuare, mantenere e migliorare un sistema di gestione della sicurezza,

– assicurare la conformità con la politica di gestione della sicurezza,

– dimostrare tale conformità a terzi,

– richiedere la certificazione del proprio sistema di gestione della sicurezza da un ente di certificazione accreditato oppure,

– compilare un’autodichiarazione di conformità alla presente norma internazionale.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sicurezza/ISO-28000)

Questa norma ha lo scopo di aiutare le comunità (di vario tipo e dimensione) ad attuare strategie di sviluppo sostenibile ambientale, sociale ed economico. In sostanza, una comunità che applica la norma, implementa un sistema di gestione efficace per il suo sviluppo sostenibile. Dal 2020 inoltre, è stata istituita una nuova Commissione Tecnica “Città, Comunità ed Infrastrutture Sostenibili”, dedicata proprio allo studio di strumenti normativi che favoriscano lo sviluppo sostenibile urbano. Compiti della Commissione (UNI/CT 058) sono anche quelli di interfacciarsi con i comitati internazionali CEN e ISO e di dare un proprio contributo per la definizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Gli obiettivi di sostenibilità perseguiti dalla Commissione e dall’insieme di norme della serie 371XX, che derivano anche dai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, sono:

– La resilienza;

– L’attrattività;

– Il benessere;

– La coesione sociale;

– La preservazione e il miglioramento dell’ambiente;

– L’utilizzo responsabile delle risorse;

a cui si aggiunge anche la smartness, come strumento per il loro raggiungimento.


La norma si rivolge a qualsiasi forma di comunità, vale a dire un qualsiasi “gruppo di persone con un accordo in termini di responsabilità, attività e azioni”.
Questo significa che non è specificata una scala di riferimento e qualsiasi tipo di “comunità” vi può accedere. Ad esempio, non necessariamente deve aderire allo sviluppo del sistema l’intera città, oppure che possono interessarsi al tema soggetti come distretti industriali o associazioni territoriali di commercianti, piuttosto che consorzi o altri enti territoriali, come quelli che gestiscono parchi e aree naturali.

(fonte: https://www.csqa.it/Sostenibilita/News/UNI-ISO-37101-per-le-citta-e-comunita-sostenibili)

La UNI ISO 45001 specifica i requisiti per un sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro (SSL) e fornisce una guida per il suo utilizzo, al fine di consentire alle organizzazioni di predisporre luoghi di lavoro sicuri e salubri, prevenendo lesioni e malattie correlate al lavoro, nonché migliorando proattivamente le proprie prestazioni relative alla SSL. La norma è applicabile a qualsiasi organizzazione, indipendentemente dalle dimensioni, tipo e attività, che desideri creare, attuare e mantenere un sistema di gestione per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro, eliminare i pericoli e minimizzare i rischi per la SSL. Rispetto allo standard OHSAS 18001, la norma ISO 45001 pone in maggior rilievo il ruolo dei diversi soggetti interessati dal sistema, dall’Alta Direzione, chiamata ad esercitare un ruolo di leadership, alle parti interessate, definite come le persone o le organizzazioni che possono esercitare un’influenza su decisioni o attività o che ne sono influenzate o percepiscono di esserne influenzate.

Una parte interessata interna rilevante è costituita dai lavoratori: nei loro confronti, l’organizzazione è tenuta ad attivare processi di consultazione e partecipazione. La consultazione è preventiva al processo decisionale e si attiene alla raccolta dei punti di vista e delle istanze dei lavoratori, mentre la partecipazione consiste soprattutto nel coinvolgimento diretto dei lavoratori nel processo decisionale. Tra le parti interessate esterne rivestono particolare importanza i clienti e i fornitori, ai quali sono dedicati diversi richiami, in particolare in fase di pianificazione del sistema, valutazione e controllo dei rischi.

L’approccio basato sul rischio
Rispetto alle altre norme sui sistemi di gestione basate sulla HLS, la particolarità della norma ISO 45001 è la doppia accezione del termine rischio, sia come rischio di sistema che come rischio per la salute e la sicurezza sul lavoro.

In fase di pianificazione del sistema, l’organizzazione deve individuare e valutare sia rischi e opportunità per la salute e sicurezza sul lavoro sia gli altri rischi e le altre opportunità, ovvero quei rischi e opportunità che potrebbero non avere un impatto diretto sulla salute e sicurezza delle persone ma che potrebbero avere influenza sui risultati attesi del sistema di gestione, quali il miglioramento continuo delle prestazioni in materia di salute e sicurezza, il pieno soddisfacimento dei requisiti di legge e degli altri obblighi sottoscritti e il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento.

L’Approvvigionamento e l’outsourcing
Nella ISO 45001 viene amplificata la rilevanza di alcune tematiche come ad esempio l’approvvigionamento (punto 8.1.4 della ISO 45001) nel quale si pone l’accento su:

a) attività e operazioni degli appaltatori che hanno un impatto sull’organizzazione;

b) le attività e le operazioni dell’organizzazione che hanno un impatto sui lavoratori degli appaltatori;

c) le attività e le operazioni degli appaltatori che hanno un impatto su altre parti interessate sul luogo di lavoro.

Nel punto 8.1.4.3 Outsourcing, la norma specifica che l’organizzazione deve garantire che le funzioni e i processi esternalizzati siano controllati e che venga garantito che i suoi «accordi» di esternalizzazione siano coerenti con i requisiti legali e altri requisiti e con il raggiungimento degli obiettivi previsti dal sistema di gestione della Sicurezza

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sicurezza/ISO-45001)

La certificazione secondo lo standard ISO 50001 assicura che la tua organizzazione abbia un sistema di gestione dell’energia sano, riducendo il consumo di energia, l’impatto ambientale e aumentando la redditività.

Definisce i requisiti per le pratiche di gestione che sono importanti per ottenere una migliore performance energetica. Dimostra a clienti, dipendenti e stakeholder che l’uso efficiente dell’energia è prioritario nella tua organizzazione e che l’energia è gestita sistematicamente. Permette una comunicazione credibile al mercato sugli sforzi di performance energetica.

ISO 50001 è uno standard internazionale volontario. Si applica a organizzazioni di qualsiasi dimensione e fornisce i requisiti per stabilire, gestire e migliorare il  consumo ed efficienza energetica.

È ideale per l’integrazione in sistemi e processi di gestione esistenti, come quelli ambientali, di salute e sicurezza.

ISO 50001 aiuta le strutture a valutare e dare priorità all’implementazione di nuove tecnologie efficienti dal punto di vista energetico e a migliorare l’efficienza energetica, l’uso e il consumo di energia. Crea anche trasparenza e facilita la comunicazione sulla gestione delle risorse energetiche.

Promuove le migliori pratiche e comportamenti virtuosi per la  gestione dell’energia; fornisce un quadro per promuovere l’efficienza energetica in tutta la catena di approvvigionamento;  facilita i miglioramenti della gestione dell’energia per i progetti di riduzione delle emissioni di gas serra.

(fonte: https://www.dnv.it/services/iso-50001-gestione-dell-energia-3370)

La ISO 9001 si rivolge a qualsiasi tipologia di organizzazione pubblica o privata, di qualsiasi settore e dimensione, manifatturiera o di servizi.

E’ lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la gestione della Qualità di qualsiasi organizzazione che intenda rispondere contemporaneamente: all’esigenza dell’aumento dell’efficacia ed efficienza dei processi interni – quale strumento di organizzazione per raggiungere i propri obiettivi – alla crescente competitività nei mercati attraverso il miglioramento della soddisfazione e della fidelizzazione dei clienti.

Scopo primario dell’ISO 9001  è il perseguimento della soddisfazione del proprio cliente in merito ai prodotti e servizi forniti, nonché il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali, permettendo all’azienda certificata di assicurare ai propri clienti il mantenimento e il miglioramento nel tempo della qualità dei propri beni e servizi.

Da questo punto di vista il modello ISO 9001 rappresenta uno strumento strategico in quanto mirato a: valutazione del contesto e parti interessate, analisi di rischi ed opportunità come base per definire opportune azioni, controllo dei costi, aumento della produttività, riduzione degli sprechi.

Dal punto di vista sostanziale ciò si traduce nella riduzione del rischio di non rispettare quanto promesso ai clienti e nella capacità di tenere sotto controllo i processi tramite la misurazione delle prestazioni e l’individuazione di adeguati indicatori. Inoltre viene spesso richiesta dai bandi di gara pubblici.

La ISO 9001 fornisce infine un modello organizzativo  di base che può essere completato con dei requisiti specifici peculiari di alcuni ambiti, descritti in norme di settore, ed è facilmente integrabile con altri sistemi di gestione, quali ISO 45001 (salute e sicurezza sul lavoro), ISO 14001 (gestione ambientale) e ISO 27001 (sicurezza delle informazioni).

(Fonte: https://www.csqa.it/csqa/norme/qualita/iso-9001)

I principi della Gestione Integrata dell’Azienda Agricola (IFM) sono alla base dei requisiti della certificazione LEAF Marque, come stabilito dallo Standard LEAF Marque. L’IFM è un approccio aziendale completo che consente di ottenere un’agricoltura più sostenibile. Vengono utilizzate tecnologie moderne e metodi tradizionali con l’obiettivo di ottenere un’agricoltura prospera che arricchisca l’ambiente e coinvolga le comunità locali. Un’azienda agricola gestita secondo i principi dell’IFM dimostrerà un miglioramento continuo e specifico per l’intera azienda, tra cui:

– Organizzazione e pianificazione;

– gestione e fertilità del suolo;

– salute e protezione delle colture;

– controllo dell’inquinamento e gestione dei sottoprodotti;

– allevamento;

– efficienza energetica;

– gestione dell’acqua;

– conservazione del paesaggio e della natura;

– coinvolgimento della comunità.

(fonte: https://leaf.eco/farming/leaf-marque)

Il PEFC, il programma per il mutuo riconoscimento degli schemi di certificazione forestale, è un’alleanza globale di sistemi nazionali di certificazione forestale. In quanto organizzazione internazionale senza scopo di lucro e non governativa, siamo impegnati a promuovere la gestione sostenibile delle foreste attraverso una certificazione indipendente di terza parte.

L’idea su cui si fonda PEFC è che la certificazione forestale debba essere locale; questo è il motivo per cui la certificazione sceglie di lavorare con organizzazioni nazionali per la promozione di una gestione forestale responsabile e attiva.

Mentre i sistemi nazionali sono sviluppati localmente, devono essere riconosciuti a livello internazionale. Per garantire la coerenza con i requisiti internazionali, tutti i sistemi nazionali di certificazione forestale sono sottoposti a rigorosa valutazione di terze parti rispetto ai rigorosi livelli di sostenibilità prima di poter ottenere l’approvazione.

Attualmente ci sono 47 sistemi di certificazione forestale nazionale approvati in tutto il mondo.

(fonte: https://www.pefc.it/scopri-il-pefc/che-cosa-e-il-pefc)

Lo standard internazionale SA 8000 è un modello gestionale che si propone di valorizzare e tutelare tutto il personale ricadente nella sfera di controllo e di influenza delle Organizzazioni che lo adottano.

E’ uno standard che permette di:

– migliorare le condizioni del personale;

– promuovere trattamenti etici ed equi del personale;

– includere le convenzioni internazionali dei diritti umani.

SA8000 è un sistema di gestione (rif. 9001) focalizzato sulle condizioni di lavoro, uno standard accreditato e riconosciuto a livello internazionale che risponde alle esigenze delle organizzazioni che vogliono distinguersi per il loro impegno nello sviluppo sostenibile e in particolare per le tematiche sociali.

I capitoli sviluppati nello standard sono: lavoro infantile, lavoro obbligato, salute e sicurezza, libertà di associazione, diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, pratiche disciplinari, orario di lavoro, retribuzione, sistema di gestione.


CDP – CARBON DISCLOSURE PROJECT

(fonte: https://carbonsink.it/servizi/carbon-neutrality/)

SEDEX (Supplier Ethical Data Exchange) è un’organizzazione no profit con sede a Londra impegnata nel fare crescere la diffusione dei principi etici lungo le catene di fornitura globali e costituisce la più ampia piattaforma in Europa che raccoglie ed elabora dati sul comportamento etico delle catene di fornitura. È un sistema Web progettato per aiutare le organizzazioni a gestire i dati sulle prassi di lavoro nella catena di fornitura. La piattaforma collaborativa mondiale SEDEX fornisce una soluzione efficace per la condivisione di dati etici tra partner commerciali, sostenendo un’efficace gestione della catena di approvvigionamento e il miglioramento delle procedure da seguire all’interno di essa.

Sedex SMETA (Sedex Member Ethical Trade Audit) è una metodologia comune di audit e di reportistica elaborata dai membri Sedex al fine di soddisfare le molteplici esigenze dei clienti.

Oltre ai principi contenuti nel codice di base ETI (Etical Trade Initiative) integrandoli con le leggi nazionali e locali applicabili, il servizio SMETA verifica anche le performance a fronte del diritto al lavoro dei lavoratori immigrati, i sistemi di gestione, l’implementazione, il subappalto, il lavoro da casa e i problemi ambientali.

Dati e informazioni possono poi essere memorizzati, condivisi e segnalati in modo rapido e semplice tra acquirenti, fornitori e valutatori attraverso la piattaforma collaborativa di Sedex.

 

(fonte: https://certiquality.it/prodotto/dettaglio-prodotto/sedex—smeta)

 

La certificazione SQF nasce per rispondere alle esigenze di fornitori e compratori, per garantire la loro conformità alle normative di sicurezza alimentare sia nei mercati nazionali che in quelli internazionali, lungo l’intera supply chain.

Il programma SQF è un sistema di certificazione della sicurezza e della qualità alimentare che include la produzione primaria, la lavorazione degli alimenti e l’industria correlata, come l’imballaggio e l’alimentazione animale. È allineato con HACCP, Codex Alimentarius e si basa su principi generali di gestione della qualità.

Ci sono tre programmi disponibili per la certificazione.

Ogni programma è progettato per soddisfare lo stadio di sviluppo del sistema di gestione della qualità e della sicurezza alimentare del produttore. La progettazione dello standard, permette ad ogni fornitore, dal più piccolo agricoltore al più grande produttore, di essere idoneo alla certificazione SQF. La struttura dei livelli permette a qualsiasi fornitore, a prescindere dalle sue dimensioni, di poter ottenere la certificazione SQF. SQF 2000 è formulata secondo i criteri della Global Food Safety Initiative (GFSI).

Livello 1: i principi di base della sicurezza alimentare

Livello 2: programmi di sicurezza alimentare certificati basati su HACCP

Livello 3: sistema completo per la gestione della qualità e della sicurezza alimentare.

Adeguarsi al programma SQF significa per il fornitore impegnarsi a:

– produrre alimenti sicuri e di qualità;

– rispettare i requisiti della codifica SQF;

– rispettare le normative alimentari vigenti.

(fonte: https://www.dnv.it/services/sqf-safety-quality-food-program-5133)

A livello comunitario sono stati istituiti diversi tipi di Sistemi di Qualità volti a riconoscere ed identificare prodotti di qualità attraverso marchi / logo comunitari e nazionali, che prevedono il controllo e la certificazione da parte di organismi terzi ed indipendenti appositamente autorizzati (OdC).

A livello nazionale sono stati riconosciuti ad oggi il Sistema di Qualità Nazionale di produzione integrata (SQNPI) e il Sistema di Qualità nazionale Zootecnia (SQNZ).

La difesa integrata volontaria è un sistema realizzato attraverso norme tecniche specifiche per ciascuna coltura e indicazioni fitosanitarie vincolanti (disciplinari di produzione), comprendenti pratiche agronomiche e fitosanitarie e limitazioni nella scelta dei prodotti fitosanitari e nel numero dei trattamenti.

Il SQPNI di fatto è operativo da gennaio 2016 ed è applicabile a tutte le produzioni vegetali (trasformate e non) e consente di utilizzare un marchio sul prodotto oggetto di certificazione.

Da sottolineare la possibilità di adottare il SQNPI anche solo per una coltura aziendale.

Il SQNPI prevede:

La definizione di Linee Guida Nazionali che rappresentano uno strumento di indirizzo volto ad una sempre maggiore armonizzazione delle “Norme Tecniche” regionali, nel rispetto delle peculiarità climatico/ambientali, colturali e fitosanitarie che contraddistinguono le diverse zone agrarie del territorio italiano. Indicano i criteri d’intervento, le soluzioni agronomiche e le strategie da adottare per la difesa delle colture ed il controllo delle infestanti, nell’ottica di un minor impatto verso l’uomo e l’ambiente, consentendo di ottenere produzioni economicamente sostenibili. Al fine di garantire il rispetto delle peculiarità climatico/ambientali, ogni Regione può differenziare le proprie Norme tecniche dalle linee guida, motivando le scelte.

l’adozione dei disciplinari di produzione integrata regionali (approvati dal MIPAAF) e l’implementazione di un rigoroso sistema di rintracciabilità volto a dimostrare che i prodotti certificati provengano da aziende agricole che applicano i succitati disciplinari.

Le aziende possono aderire al SQNPI in forma singola o in forma associata (es. Consorzi, Cooperative, Associazioni). Oltre alle aziende agricole possono aderire al SQNPI anche  condizionatori, trasformatori e distributori (nel caso di prodotto commercializzato sfuso).

Il Documento Tecnico di riferimento per gli operatori interessati ad entrare in questo Sistema Qualità e a valorizzare le proprie produzioni integrate è rappresentato dal DPI della propria regione, infatti è stabilito anche un “regime di equivalenza” tra i sistemi qualità regionali di produzione integrata, ed il SQNPI (D.M. 8 maggio 2014).

Il sistema dei controlli – Il SQNPI prevede un doppio livello di controllo finalizzato a dimostrare l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata regionali in varie fasi di produzione: dalla fase agricola, trasformazione, confezionamento ed identificazione del prodotto finito attraverso il segno distintivo “Qualità sostenibile”.

Il sistema dei controlli si sviluppa su due livelli:

– Autocontrollo aziendale che prevede la verifica dei requisiti di conformità da parte degli operatori inseriti nel SQNPI per le attività svolte presso i propri siti produttivi (Es. registrazioni delle operazioni colturali, acquisto e utilizzo dei prodotti fitosanitari, fatture acquisto fitofarmaci, concimi, risultati analisi suolo, analisi suolo, esito taratura delle macchine irroratrici, ecc.).

– Controllo da parte di OdC appositamente autorizzati dal MIPAAF. Il controllo viene effettuato sul 100% degli operatori aderenti in forma singola mentre nel caso degli operatori associati è prevista la visita iniziale sul un campione corrispondente alla radice quadrata delle aziende associate.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sostenibilita-Ambientale/SQNPI)

Una Società Benefit è uno strumento legale che crea una solida base per l’allineamento della missione nel lungo termine e la creazione di valore condiviso. Consente quindi proteggere la missione in caso di aumenti di capitale e cambi di leadership, creare una maggiore flessibilità nel valutare i potenziali di vendita e mantenere la missione anche in caso di passaggi generazionali o quotazione in borsa. Le Società Benefit, perseguono volontariamente, nell’esercizio dell’attività d’impresa, oltre allo scopo di lucro anche una o più finalità di beneficio comune. Per beneficio comune si intende il perseguimento di uno o più effetti positivi (perseguibili anche riducendo gli effetti negativi) su persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interessi. Le Società Benefit perseguono tali finalità di beneficio comune in modo responsabile, sostenibile e trasparente e la loro gestione richiede ai manager il bilanciamento tra l’interesse dei soci e l’interesse della collettività.

Per legge le SB devono nominare una persona del management che sia responsabile dell’impatto dell’azienda e si impegnano a riportare in maniera trasparente e completa le proprie attività attraverso una relazione annuale di impatto, che descriva sia le azioni svolte che i piani e gli impegni per il futuro.

(fonte: https://www.societabenefit.net/cosa-sono-le-societa-benefit/)

L’implementazione di un Sistema di Gestione della Responsabilità Sociale in conformità con lo Standard SR-10 di IQNet offre la possibilità di ‘mettere a sistema’ e di integrare la gestione della responsabilità sociale all’interno dell’intera organizzazione.

Sono sempre più numerose le organizzazioni consapevoli del fatto che hanno bisogno di migliorare l’impatto delle proprie decisioni e delle proprie attività sulla società e sull’ambiente, senza considerare i vantaggi di una gestione socialmente responsabile che contribuisce allo sviluppo sostenibile, alla salute e al benessere della società.

Per rispondere in modo coerente, l’organizzazione tutta, in modo trasparente e al contempo performante a queste richieste, dovrà adottare un sistema di gestione che sia in grado di integrare la responsabilità sociale all’interno dell’azienda, come parte integrante della strategia aziendale.

SR-10 definisce i requisiti certificabili di un Sistema di Gestione della Responsabilità Sociale in modo tale da aiutare l’organizzazione a raggiungere la soddisfazione dei bisogni e delle aspettative degli stakeholder e a contribuire allo sviluppo sostenibile, tutto attraverso un comportamento trasparente ed etico.

E’ uno strumento di gestione basato sul ciclo PDCA di continuo miglioramento. Può essere applicato a tutti i tipi di organizzazioni, indipendentemente dalle loro caratteristiche, dalle dimensioni o dall’ubicazione. Prende in considerazione e fornisce una risposta a tutte le parti interessate. E’ facile da integrare ed è compatibile con altri sistemi di gestione basati su standard ISO e sui modelli di eccellenza riconosciuti a livello internazionale (ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001, SA8000, ecc).

Raccoglie e mette in pratica i principi, le direttive e le raccomandazioni descritte nella ISO 26000 (“Guida alla Responsabilità Sociale”).

Aspetti sociali e ambientali: riduce gli impatti negativi sulla società e sull’ambiente, contribuisce alla promozione e di iniziative e programmi start up per la società e la comunità con lo scopo di migliorare gli aspetti sociali della comunità e la vita della società –Innovazione responsabile, favorisce l’avvio di azioni ed iniziative che rappresentano un impatto positivo sugli ecosistemi e a favore della biodiversità.

Rapporti con gli Stakeholder
– Migliora la comunicazione e la propria comprensione delle aspettative e delle esigenze di tutte le parti interessate

– Migliora la reputazione della propria organizzazione e favorisce in generale una maggiore fiducia.

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Responsabilita-Sociale/SR-10)

La norma UNI 11233 viene definita come la carta d’identità della Produzione Integrata.

La Produzione Integrata è una produzione agricola mirata ad un’agricoltura ecocompatibile, che tende a sostituire e privilegiare le sostanze chimiche con tecniche e input naturali. In essa i metodi biologici, tecnici e chimici sono bilanciati attentamente.

Ovviamente questo sistema di produzione ha numerosi vantaggi: tutela l’ambiente, innanzitutto, e inoltre garantisce una migliore qualità dei prodotti, salvaguardando, in questo modo, anche i consumatori.

Certi di questi vantaggi, gli Italiani hanno deciso di mettere a punto proprio una specifica norma, la presente UNI 11233, che permettesse il riconoscimento e la valorizzazione dei prodotti ottenuti sul mercato.

La norma si applica a tutti i vegetali, destinati sia al consumo umano che animale, ed è inclusa la gestione delle fasi post raccolta.

Le aziende coinvolte, o meglio, le aziende che possono beneficiarne sono le filiere agroalimentari, dato che la norma è chiamata proprio  “Sistemi di produzione integrata nelle filiere agroalimentari”: in questo gruppo di filiere sono coinvolte anche le singole aziende agricole e le organizzazioni che trasformano e commercializzano i prodotti agroalimentari e acquisiscono materie prime, semilavorati e prodotti certificati.

Tutte le imprese che vogliono certificarsi devono predisporre un Disciplinare tecnico aziendale che soddisfi i punti chiave della norma.I punti chiave in cui possiamo racchiudere e definire la norma sono:

– Vocazionalità pedoclimatica e scelta delle varietà;

– Mantenimento dell’agroecosistema naturale;

– Preparazione del suolo mediante semina, trapianto e impianto;

– Rotazione delle colture del terreno;

– Cura delle piante e irrigazione;

– Protezione integrata e distribuzione degli agrofarmaci;

– Raccolta e post-raccolta.

(fonte: https://certificazione.it/uni-11233-produzione-integrata/)

La UNI EN 16636:2015  è la norma europea recepita anche a livello italiano che definisce i requisiti per la gestione e il controllo delle infestazioni (pest management) e le competenze che devono essere possedute dai fornitori professionali di servizi al fine di tutelare la salute pubblica, i beni e l’ambiente.

E’ una norma applicabile da parte delle imprese che erogano il servizio di “pest management”, che comprende la gestione e controllo delle infestazioni, ma anche la valutazione, le raccomandazioni e la successiva esecuzione delle procedure di controllo e di prevenzione definite.

La norma NON si applica a:

– la protezione delle culture;

– la pulizia e la disinfezione ordinaria associata a regolari contratti di servizi per la pulizia.

La norma prende in considerazione tutti gli aspetti e tutte le fasi di erogazione del servizio a partire dal primo contatto con il cliente, passando per la progettazione della modalità di erogazione del servizio, la preventivazione, l’effettiva attività di disinfestazione arrivando alla valutazione dell’efficacia degli interventi, se necessario, alla ritaratura del servizio.

Un elemento di novità di questa norma è rappresentato dall’allegato A che definisce in modo dettagliato le caratteristiche e le competenze del personale coinvolto, sia esso un responsabile tecnico, piuttosto che un operatore, un commerciale o un amministrativo.

(Fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Igiene/UNI-EN-16636-2015)

La UNI ISO 20400 è una norma internazionale che fornisce indirizzi per il processo di approvvigionamento sostenibile. Il concetto di sostenibilità proposto è quello ormai consolidato, olistico, che prende in considerazione i tre pilastri della sostenibilità ambientale, sociale ed economico attraverso l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio.

La norma vuole essere uno strumento per integrare la sostenibilità nelle politiche e nei processi aziendali di procurement.

Vengono definiti:

– cosa sono gli acquisti sostenibili;

– come il concetto di sostenibilità sia insito nel procurement: politica, strategia, organizzazione e processo;

– come implementare un procurement sostenibile.

La norma non si focalizza sul raggiungimento di determinate performance di sostenibilità in quanto permette a ciascuna organizzazione di scegliere il proprio percorso di procurement sostenibile, guidandola nella scelta delle modalità organizzative ed operative.

Il cuore della della norma è rappresentato dai capitoli chiave (4,5,6,7) che affrontano i seguenti temi:

– I fondamenti: in cui si approfondisce il concetto di sostenibilità e si definiscono i driver che guidano gli acquisti sostenibili.

– L’integrazione della sostenibilità nella politica e nella strategia di acquisto.

– L’organizzazione della funzione acquisti con la finalità di promuovere la sostenibilità.

– Il processo di approvvigionamento sostenibili.

 

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Sostenibilita-Ambientale/UNI-ISO-20400)

 

La norma UNI ISO/TS 26030 è stata pubblicata a marzo 2020. Affronta il tema della responsabilità sociale e dello sviluppo sostenibile nella filiera alimentare. Tale norma si propone come linea guida all’uso della ISO 26000 per le aziende del settore food, comparto produttivo strategico per il nostro Paese.

Vuole aiutare la filiera alimentare ad adottare comportamenti responsabili in modo sistematico, indipendentemente dalla dimensione delle organizzazioni coinvolte e dalla loro posizione geografica.

La linea guida, come la 26000 da cui deriva, si concentra sui temi fondamentali della responsabilità ossia:

– la governance,

– i diritti umani,

– i rapporti e le condizioni di lavoro,

– l’ambiente,

– le corrette prassi gestionale,

– gli aspetti specifici relativi ai consumatori

– il coinvolgimento e lo sviluppo delle comunità.

 

(fonte: https://www.csqa.it/CSQA/Norme/Assessment/UNI-ISO-TS-26030)

 

Il Ministero della Transizione Ecologica, nell’ambito del progetto VIVA “La Sostenibilità della Vitivinicoltura in Italia”, con la collaborazione del Centro di Ricerca Opera per la sostenibilità in agricoltura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Centro di Competenza Agroinnova dell’Università di Torino (2011-2014).

Ha elaborato un disciplinare per la misura delle prestazioni di sostenibilità della filiera vite-vino. Il disciplinare è composto dai documenti tecnici per l’analisi dei quattro indicatori da parte delle aziende – ARIA, ACQUA, TERRITORIO E VIGNETO e dai relativi allegati, tra cui i documenti volti a disciplinare le procedure di verifica degli enti certificatori e l’uso dell’etichetta VIVA. Gli obiettivi del progetto VIVA “La Sostenibilità della Vitivinicoltura in Italia”, che mira a migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di quattro indicatori (Aria, Acqua, Territorio, Vigneto), sono:

– Messa a punto di una metodologia di calcolo e valutazione della sostenibilità delle aziende vitivinicole e dei loro prodotti, dal campo al consumo, in grado di misurare la qualità ambientale della filiera vite-vino;

– Sviluppare, con riferimento alla metodologia realizzata, un disciplinare specifico per l’analisi e la certificazione dei 4 indicatori, periodicamente aggiornato sulla base dell’evoluzione delle normative europee ed internazionali in materia;

– Individuazione di misure di miglioramento delle prestazioni di sostenibilità in vigneto e in cantina anche attraverso la collaborazione con l’Unione Italiana Vini;

– Comunicare in modo trasparente ed informare il consumatore finale attraverso un’etichetta consultabile da smartphone o tablet nella quale sono resi noti i risultati e i miglioramenti, in termini di sostenibilità, raggiunti dai produttori che aderiscono al progetto;

– Formare i tecnici aziendali ed i consulenti sull’applicazione degli indicatori VIVA al fine di supportare le aziende a valutare e migliorare le proprie prestazioni di sostenibilità nel tempo;

– Fornire strumenti informatici di facile utilizzo per l’analisi degli indicatori Vigneto, Acqua e Territorio;

– Collaborare e dialogare con le associazioni nazionali ed internazionali e gli stakeholders per promuovere l’iniziativa a livello nazionale ed internazionale.

(fonte: http://www.viticolturasostenibile.org/Home.aspx)